VILLA DAMIANI
(Scarica il documento) VILLA DAMIANI E IPOGEO
Il complesso di Villa Damiani, noto anche come Masseria La Vela, si trova al civico 97 di via la Vela, nel quartiere Carbonara di Bari.
Le tracce dei primi insediamenti rinvenuti nel sito della Villa risalgono all’alto Medioevo; intorno all’anno 1000 si insediò una prima comunità rurale, fondata dai monaci basiliani (devoti di San Basilio) provenienti dall’altra sponda del mare Adriatico, che cominciò a lavorare la terra. Questo territorio alla periferia di Bari si prestava alla coltivazione perché il terreno era fertile e facile da coltivare data, anche, la vicinanza al corso d’acqua Lama Fitta, che garantiva la possibilità di approvvigionarsi facilmente di acqua e la disponibilità di una rete stradale utile per la vendita dei prodotti.
Il complesso prende il nome di “Massaria La Vela” proprio in memoria dell’antica traversata fatta dai monaci basiliani di origine greca per giungere sul nostro territorio, come narra una delle leggende legate al posto. Probabilmente, il nome è anche un omaggio alla Vergine Maria, testimoniato dall’attributo “La Vela”, per indicare la protezione ricevuta dai monaci durante il loro viaggio.
Nella seconda metà del 1800 l’edificio fu acquistato dalla ricca famiglia carbonarese Di Venere che la adibì a residenza di villeggiatura, come testimoniato dalla data del 1896 stampata sul fermo del cancello di ingresso.
Nel 1917 la villa viene ereditata dall’avvocato Francesco Damiani, pronipote di Donna Rosina Di Venere.
Resta in possesso della famiglia Damiani fino al 1994, quando il complesso fu donato alle Suore Salesiane dei Sacri Cuori e divenne sede della scuola dell’infanzia e primaria Filippo Smaldone, trasferita poi nel 1999 a Bari Vecchia.
La masseria è una residenza religiosa ed è ancora oggi sede di un centro pastorale, coordinato dalla madre superiora Mafalda Chianura, che si occupa della accoglienza dei sordi: vi si tengono catechesi e celebrazioni liturgiche nella lingua dei segni e interventi volti all’inclusione sociale.
Adiacente alla recinzione della Masseria vi è la piccola Chiesetta Madonna della Vela, edificata a fine 800 dagli allora proprietari Di Venere. La chiesa è a pianta rettangolare e presenta una facciata spiovente sulla quale trova spazio un timpano spezzato da una finestra che sormonta la porta verde d’ingresso. Non è possibile l’accesso in quanto malmessa, come testimoniato dalle crepe e dall’erba involta cresciuta tra le pareti.
Il cancello della Villa, stretto tra due colonne che riportano il nome Villa Damiani, annuncia il centro “San Filippo Smaldone”.
Si accede così al grande parco, voluto dall’avvocato Francesco Damiani, che circonda la villa. Nel parco è possibile ammirare una antica voliera ormai vuota e numerose statue ornamentali che decorano i viali e disegnano le aiuole, una delle quali a forma di cuore: tra queste ritroviamo quella di Renzo e Lucia, tre statue con l’allegoria delle stagioni (ne manca una), uno stemma nobiliare poggiato su un piedistallo in buono stato di conservazione.
Le Statue Ornamentali
RENZO E LUCIA
Le Stagioni
La Voliera
Non vi è più traccia della neviera, grotta sotterranea nella quale si schiacciava e si ammassava la neve, che con il tempo si trasformava in ghiaccio. Strati di paglia alternati a strati di neve compressa che diventava ghiaccio, mantenendosi nel tempo per effetto dell’isolamento termico della paglia, garantivano la conservazione del ghiaccio durante i periodi estivi. È possibile ipotizzare la presenza di una neviera in quanto nel territorio di Carbonara sono attestate diverse altre a cavallo tra il 1700 e il 1800.
L’IPOGEO
Il tesoro più segreto di Villa Damiani è il millenario ipogeo che custodisce la storia del complesso. Vi si accede da un arco sormontato da una balaustra in pietra bianca con lo stemma dei Damiani. Si tratta di una cavità naturale di origine carsica che è stata probabilmente rivenuta dai monaci basiliani e adattata a ricovero nascosto, per proteggersi dalle intemperie e dai briganti che imperversavano all’epoca nella zona. I monaci hanno potuto ampliare gli ambienti del sito naturali scavando la roccia che, data la sua origine, si prestava facilmente alla lavorazione.
ACCESSO ALL’IPOGEO
Ci si addentra nel criptoportico, termine tecnico che definisce il corridoio a tunnel che collega i vari ambienti dell’ipogeo. La cavità sotterranea si sviluppa su una superficie di circa 350 mq al di sotto dell’attuale livello di campagna tra 1 e 2 metri circa. Un portale ad arco pieno a tutto sesto immette nel corridoio che conduce al forno e alla grotta.
In tutti gli ambienti dell’ipogeo vi sono ancora alcuni utensili del Presepe Vivente lì allestito fino a qualche decennio fa.
Entrando a destra vi è un ambiente probabilmente utilizzato dagli operai addetti alla lavorazione del vecchio trappeto utilizzato per ricovero.
Stanza Ricovero
A sinistra si accede al pianerottolo antistante il corridoio di accesso al camino. Si può notare il corridoio di accesso alla stanza delimitato da un arco murato per garantire il consolidamento delle fondamenta di Villa Damiani. Vi è inoltre parte della scala di collegamento con la struttura superiore.
ARCO MURATO; SCALA
Il ballatoio presenta tracce di decorazioni floreali e geometrico e una feritoia a strombo, che serviva a far entrare la luce e permetteva di guardare l’esterno senza farsi notare.
Particolari del Disimpegno di accesso al camino
Feritoia a Strombo Decorazioni
La stanza camino presenta un caminetto centrale. Probabilmente negli spazi laterali i monaci solevano riscaldarsi: molte masserie antiche di Puglia presentano, infatti, la stessa caratteristica.
STANZA CAMINO
A sinistra vi è un muro di tompagno che ha chiuso l’accesso ad un altro ambiente. Battendo il pavimento si avverte un suono sordo cha fa pensare alla presenza sotto il pavimento di una cisterna sotterranea.
Proseguendo per il criptoportico, osservando il muro sono evidenti i segni di solchi che testimoniano la lavorazione del banco tufaceo.
SOLCHI sul muro
Si arriva quindi al corridoio di accesso al laboratorio piscina. A sinistra, a ridosso del portale, vi è il forno a legna scavato nella roccia. Sono infisse, inoltre, due lastre di pietra con il foro passante utilizzate per la sosta degli animali.
Forno
Lastre di pietra per legare gli animali
Ci si trova quindi nel corridoio di accesso a quello che è stato usato prima come frantoio della Masseria e successivamente come piscine.
CORRIDOIO
All’interno è conservato integro il torchio alla genovese con il pozzetto antistante e i fiscoli utilizzati per la separazione dell’olio dalla sansa. Antonio di Venere trasferì le macine dove si appoggiavano le olive in un altro frantoio di proprietà della famiglia: l’odore poco gradevole della morchia, infatti, non si conciliava con l’uso della masseria come luogo di villeggiatura.
TORCHIO, FISCOLI E POZZETTO
Guardando il soffitto è possibile notare fori utilizzati come sfiatatoi per l’areazione e per la discesa delle olive
FORI
Si accede all’area più grande della grotta. Le vasche un tempo erano utilizzate come riserve di acqua, utilizzando la naturale pendenza della grotta.
La famiglia Damiani utilizzò i tre contenitori come piscine, ripulì e abbellì gli ambienti addobbando le pareti con carta da parati. PISCINE
La famiglia Damiani pose al centro di una vasca una colonna con la funzione di nascondere un tubo necessario a riempire la piscina e fare da piedistallo alla Statua di Venere, oggi scomparsa. Erano presenti inoltre specchi ad ornamento delle parati e “chiancarelle” sul pavimento.
COLONNA
In una delle vasche della piscina è presente una macina in legno che riproduce l’antico sistema di molitura delle olive.
MACINA
Una scalinata accarezzata dalla vegetazione accompagna all’uscita, sbucando nel giardino della
villa.
SCALIANATA USCITALE INFORMAZIONI STORICHE SONO NELLA PUBBLICAZIONE: PRESEPE VIVENTE 1997 MASSERIA LA VELA, frutto degli studi storici di Raffaele De Rosa.